Aurore con  l ‘aureola e lune di rara grandezza

Valeria Fieramonte

 

 

Se si guardasse dallo spazio l’aurora boreale si vedrebbe una luminosa aureola di raggi verdeggianti, più a meno larga attorno alla calotta polare, a seconda della maggiore o minore attività delle macchie solari.
Uno spettacolo affascinante a cui ha potuto assistere, tramite filmato, chi a seguito la conferenza del fisico  Corrado Lamberti nella saletta dell’osservatorio astronomico di Sormano, ( a oltre mille metri di altezza  nel contesto delle  alpi e di  panorami di meravigliosa bellezza).
Talora le aurore sono di tale intensità da essere percepite ‘dal vivo’ anche in luoghi relativamente lontani dal polo nord, come gli Stati Uniti o, nel nostro caso, l’Italia del Nord.
E fu proprio un fenomeno osservato negli States oltre un secolo fa, nel 1859,  a dare origine allo studio delle aurore.
Il 28 agosto di quell’anno lontano, nel cielo notturno degli Usa apparvero luminosissime ondate di mobili raggi di colore verde, di tale intensità da essere notati anche dall’Inghilterra.
Che cosa era accaduto? C’era stata la emissione di ‘massa coronale’ dal sole più potente che sia capitata fino ad oggi.
Altri eventi di CME ( coronal mass ejection) molto intensi, anche se meno notevoli, sono avvenuti nel 1960 e nel 1989 – quando il Quebec restò per ben cinque ore senza elettricità per il danneggiamento dei trasformatori: la faccenda costò due miliardi di dollari, tutto sommato non moltissimo se è vero che, solo per pagare il petrolio, l’Europa spende ora  un miliardo di dollari al giorno, mentre in questo caso si è  trattato  di un evento eccezionale.
Tali eventi avvengono infatti solo quando l’attività del sole è così turbolenta da spezzare il suo stesso campo magnetico, e far fuoriuscire una enorme massa di particelle cariche, che si riversano in giro, fino alla terra, dove rimbalzando sul campo magnetico terrestre danno vita a uno spettacolo meraviglioso da vedere ma costoso per ogni genere di impianto elettrico.
I cicli di maggiore attività del sole avvengono in genere ogni 9 -11 anni. Ora siamo in un periodo di bassa attività, rispetto alla norma, delle macchie solari. Che cosa vorrà dire?
L’analisi di questo genere di attività solare è stata monitorata dagli astronomi solo a partire dal 1750: ci sono dei grafici che dimostrano che il periodo tra il 1800 e il 1820, per esempio, in cui l’attività delle macchie solari stata molto bassa,  è coinciso, nel 1816, con l’anno ‘senza estate’
Dal 1750 ad oggi sono trascorsi 24 cicli,  e quello attuale rivela alcune similitudini con il periodo dei primi anni dell’800.
I periodi di bassa intensità delle macchie di chiamano ‘minimi di Dalton’.
Dal 1780 al 1943 si è anche notato che il fiume Reno, in Germania, è ghiacciato 14 volte e che tale fenomeno è coinciso con alcuni minimi di attività delle macchie…
Insomma, ce n’è abbastanza per complicare le previsioni sul riscaldamento climatico.
Ma se i dati si confermeranno, le preoccupazioni non potrebbero che aumentare: che succederà infatti , in un’epoca già abbastanza surriscaldata, quando l’attività delle macchie solari riprenderà a crescere?

Non dimentichiamoci che gran parte dell’ossigeno presente sul nostro pianeta è prodotto dagli alberi e che per la prima volta, negli ultimi mesi, è stata intaccata la riserva di ossigeno esistente sulla terra da milioni di anni,  che era dello 0,21% della massa di aria.
Ora è – da pochi mesi – dello 0,20.8%
Sembra poco, ma il resto è andato in CO2 ( anidride carbonica, un gas serra).
Infine  si sono fatte nuove scoperte anche sul fenomeno dell’inversione dei poli. Tramite carotaggi in fondo al mar Nero si è scoperto che l’ultima inversione del campo magnetico terrestre è avvenuta 41mila anni fa ed è durata 440 anni. Mentre perché i poli si invertano ci vogliono circa 250 anni.
Ma non sappiamo che cosa vuol veramente dire né che cosa succede nel corso di questo fenomeno.
La serata all’osservatorio di Sormano è stata resa ancora più gradevole dal concerto di omaggio ai Pink Floyd fatto dal gruppo musicale IF. 
Mentre la pianura in lontananza brillava di luci, sulle note dei Pink Floyd , su uno schermo di potevano osservare meravigliose galassie vagare nello spazio e scontrandosi e intrecciandosi  tra di loro dare vita a forme e colori di meravigliosa bellezza.
Mentre la luna, il suo ‘volto’ visibile, non era mai stata così piena né tanto grande.
 Il 22 sera c’è stato infatti un fenomeno abbastanza raro: la coincidenza tra la luna piena e il momento del suo perigeo ( massima vicinanza alla terra).
Per rivedere il suo grande faccione, con una smorfia a metà tra lo stupito e il preoccupato, altrettanto bene ,occorrerà attendere il 2028.
Che peccato che i poeti raramente si interessino di scienza: dalle aureole delle aurore, gli intrecci delle galassie, al viso preoccupato della luna e al frinire dei grilli, questo solstizio d’estate era un evidente canto d’amore di tutti gli elementi naturali tra di loro, indifferenti alle sorti dei, per solito rissosi, esseri umani.

 

9-7-2013